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Break even point: il punto di pareggio aziendale

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In ambito aziendale esiste un livello minimo di vendite che consente all’impresa di non subire perdite. Per questo motivo ogni imprenditore è obbligato, o quanto meno tende, a raggiungere costantemente il break even point (BEP), ossia il punto di pareggio, che indica in definitiva la sostenibilità finanziaria dell’azienda.

Nei successivi tre paragrafi analizzeremo sinteticamente il BEP sul piano economico, definendo la formula e le sue modalità di calcolo.

Sommario

Cosa si intende per BEP?

 

 

Il break even point indica la quantità di ricavi necessari a coprire il totale dei costi aziendali. Rappresenta il punto di pareggio, o di equilibrio, oltre il quale l’azienda realizza il profitto. Valori inferiori rispetto al BEP indicano che l’azienda è in perdita.  

 

Si tratta quindi di uno strumento di previsione e monitoraggio della gestione aziendale di fondamentale importanza. Sul piano previsionale, il break even point permette di calcolare i livelli delle vendite necessari a raggiungere l’equilibrio tra costi e ricavi. Sul versante del monitoraggio, il BEP consente di verificare gli utili e le perdite realizzati durante l’attività economica, intervenendo qualora le previsioni abbiano subito degli scostamenti. 

 

 

Punto di pareggio: formula

 

 

La formula del punto di pareggio tiene conto dei ricavi unitari (R), dei costi fissi (CF) e dei costi variabili (CV). Il primo step riguarda il calcolo del margine di contribuzione.

 

  • MDC = R - CV

 

Da cui ne deriva il break even point:

 

  • BEP = CF/MDC

 

Il valore numerico che ne deriva indica il numero minimo di unità da produrre per raggiungere l’equilibrio e coprire i costi. Valori inferiori rispetto al BEP indicano che l’azienda sta lavorando in perdita; valori superiori evidenziano invece che l’azienda sta generando utili.

 

Per inciso, se il BEP è fondamentale per il pareggio, altri fattori altrettanto importanti da analizzare, che si desumono o meno dall’analisi di bilancio, sono il ROI, il capitale circolante e la procedura dell’autofinanziamento. 

 

 

Un esempio del punto di equilibrio

 

 

Immaginiamo un’azienda di ristorazione con i seguenti valori: R = 15 euro (ricavo unitario del prodotto venduto), CF = 2.000 euro (costi fissi mensili) e CV = 5 euro (costo variabile unitario del prodotto realizzato). Calcoliamo inizialmente il margine di contribuzione e successivamente il break even point.

 

  • MDC = R - CV 
  • MDC = 15 - 5 = 10
  • BEP = CF/MDC 
  • BEP = 2.000/10 = 200

 

Il BEP pari a 200 indica il numero di unità da produrre per raggiungere l’equilibrio mensile.

 

 

Come si trova il punto di pareggio?

 

 

Il calcolo del punto di pareggio tramite break even analysis presuppone l’individuazione e la classificazione preliminare dei costi fissi e dei costi variabili. Utilissima, da questo punto di vista, l’elaborazione grafica su ascisse e ordinate dello schema di BEP che consente di evidenziare visivamente le aree di perdita e di profitto aziendale. Tornando alla definizione dei costi, ecco invece le due tipologie che permettono di calcolare il punto di pareggio.

 

 

Costi fissi

 

 

I costi fissi (CF) rappresentano quei fattori produttivi il cui valore rimane costante indipendentemente dalle quantità prodotte o vendute. Tali costi possono essere determinati già all’inizio dell’anno a prescindere dai volumi generati. L’ulteriore classificazione dei CF riguarda i costi fissi impegnati e i costi fissi discrezionali.

 

I primi sono necessari a garantire un livello minimo di produzione: rientrano in questa categoria i leasing sui macchinari, l’ammortamento, il costo dello spazio produttivo. Difficilmente possono essere ridotti in tempi brevi, ad esempio nei dodici mesi che compongono un esercizio d’impresa.

 

I secondi rappresentano quei costi che possono essere definiti con una certa elasticità in occasione del budget, sulla base di una valutazione di carattere discrezionale. Riguardano bisogni di spesa prioritari relativi alla sostenibilità economica e finanziaria dell’esercizio. Rientrano in questa fattispecie i costi di marketing e comunicazione, i costi di team building e formazione del personale, i costi della divisione ricerca e sviluppo.

 

 

Costi variabili

 

 

I costi variabili (CV) rappresentano quei fattori produttivi il cui valore totale aumenta in modo proporzionale al variare delle quantità prodotte o vendute. Si distinguono anche in costi variabili lineari, degressivi e progressivi

 

I costi variabili lineari restano costanti nel tempo. In alcune imprese manifatturiere, ad esempio, possono comprendere l’insieme degli articoli che compongono un prodotto e sono elencati nella cosiddetta distinta base.

 

I costi variabili degressivi tendono a diminuire all’aumentare delle quantità prodotte o vendute, viceversa, i costi variabili progressivi tendono ad aumentare in base all’incremento delle quantità prodotte.

 

 

Punto di pareggio: i limiti del BEP

 

 

Il calcolo del punto di pareggio presenta tuttavia alcune limitazioni o problematiche.

 

  • Il calcolo è più difficile per aziende multiprodotto. Succede infatti che l’attività economica sia basata sulla produzione e/o sulla vendita di articoli differenti con diverse strutture di costo. In questi casi diventa fondamentale considerare i costi per ogni tipologia (mix di prodotti) e la rispettiva quota dei ricavi.
  • La distinzione tra costi fissi e variabili può essere complessa. La disciplina economica prevede infatti una classificazione variegata della fattispecie, con costi semivariabili, degressivi, progressivi, a gradi e così via.
  • Il calcolo del break even point ignora gli effetti finanziari dei flussi di cassa, ossia prende in considerazione esclusivamente i costi e i ricavi che, molto spesso, hanno dinamiche differenti rispetto alle entrate e alle uscite.

 

 

Conclusioni

 

 

L’individuazione del break even point è di centrale importanza per ogni azienda e, nonostante un’apparente semplicità di calcolo, presenta alcuni elementi di complessità: è piuttosto articolato per imprese multiprodotto; può comportare difficili distinzioni tra costi fissi e variabili; ignora gli effetti finanziari.

 

Costi fissi e variabili giocano un ruolo fondamentale nel calcolo del punto di pareggio. Ogni azienda è tenuta a classificare correttamente tale tipologia di costi. Ad esempio, un’impresa che svolge frequentemente la propria attività economica mediante trasferte di lavoro, è tenuta a definire e contabilizzare senza errori le spese dei propri dipendenti in esterna.

 

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Per concludere: 3 punti chiave da ricordare 

 

  • Il break even point indica le quantità minime da produrre, e quindi i ricavi minimi necessari a coprire il totale dei costi aziendali. Rappresenta il punto di pareggio, o di equilibrio, oltre il quale l’azienda realizza il profitto. Indica pertanto la sostenibilità finanziaria dell’azienda.
  • Il calcolo del punto di pareggio, tramite break even analysis, presuppone l’individuazione e la classificazione preliminare dei costi fissi e dei costi variabili.  
  • Il BEP è uno strumento di previsione e monitoraggio della gestione aziendale: permette di calcolare i livelli delle vendite necessari a raggiungere l’equilibrio tra costi e ricavi, e di verificare gli utili e le perdite realizzati durante l’attività economica, intervenendo in caso di scostamenti.
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Valerio Gay

Valerio Gay

Valerio Gay ha acquisito un’ampia esperienza presso Weekendesk e Qonto. Attualmente Team Lead Account Manager per l’Italia a Mooncard, supporta i clienti nell’utilizzo della soluzione e facilita l’integrazione delle note spese all’interno contabilità aziendale. Appassionato di economia, contabilità e diritto, Valerio rimane aggiornato sulle ultime tendenze di mercato e regolamentazioni.