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Cosa si intende per autofinanziamento aziendale?

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Qualunque azienda e qualunque imprenditore ha l’obbligo di  adempiere al fabbisogno finanziario necessario allo svolgimento dell’attività economica della propria impresa. È possibile ricorrere al finanziamento esterno, presso istituti di credito, oppure all’autofinanziamento aziendale, che sfrutta risorse interne non assimilabili al capitale proprio.

Nei prossimi paragrafi saranno illustrati sinteticamente, e in maniera organica, i concetti di autofinanziamento, le differenze con il capitale proprio e le modalità di calcolo, con un focus conclusivo dedicato al cash flow.

Per altri argomenti nevralgici di economia aziendale si rimanda invece agli approfondimenti sull’analisi di bilancio, sul ROI, sul punto di pareggio e sul capitale circolante.

Sommario

Cosa si intende per autofinanziamento aziendale?

 

 

Per autofinanziamento aziendale si intende la forma di finanziamento interna che utilizza gli utili di esercizio per coprire gli investimenti d’impresa. Un’azienda che si autofinanzia non ricorre a prestiti bancari e ad altre forme di debito finanziarie o commerciali (fonti esterne), piuttosto privilegia esclusivamente i proventi del reddito aziendale (fonti interne).

 

L’autofinanziamento, ossia la modalità interna di provvedere e adempiere al fabbisogno finanziario aziendale, permette di coprire i cosiddetti impieghi: voci di spesa essenziali che riguardano generalmente l’affitto degli immobili, le buste paga dei dipendenti, le materie prime e voci analoghe. 

 

L’autofinanziamento è strettamente connesso all’utile d’esercizio, ossia al risultato economico che si esprime attraverso la differenza dei ricavi e dei costi maturati in 12 mesi. L’utile d’esercizio può essere destinato verso indirizzi di varia natura. Eccone alcuni.

 

  • Accantonamenti per riserve, ossia utili inseriti nei fondi di riserva aziendali, di tipo obbligatorio, statutario o facoltativo.
  • Distribuzione ai soci dell’azienda.
  • Coperture relative a perdite precedenti, laddove esse si siano verificate.
  • Riporti per nuovi esercizi, ossia destinazioni degli utili non meglio precisate, ma comunque da impiegare nell’esercizio successivo.

 

In quest’ambito è quindi opportuno distinguere tra autofinanziamento in senso stretto e in senso ampio.

 

Il primo riguarda gli utili di esercizio portati a nuovo. In altri termini, una parte del capitale autogenerato viene proiettato all’esercizio successivo affinché possa essere investito nella gestione dell’azienda. Può essere impiegato, ad esempio, per la compravendita di nuovi macchinari o immobili, ma anche per sostenere costi rilevanti come spese di gestione e spese per i dipendenti.

 

Il secondo si calcola invece nel modo seguente:

 

  • Autofinanziamento in senso ampio = utili portati a nuovo + fondi di riserva + altri costi irrilevanti.

 

Tra i costi irrilevanti si considerano il fondo TFR, il fondo rischi e oneri, le quote di ammortamento. La loro somma, assieme al valore degli utili portati a nuovo, indicherà la capacità di autofinanziamento aziendale.

 

 

Differenze tra autofinanziamento e capitale proprio

 

 

Le due voci economiche, pur essendo strettamente correlate, fanno riferimento a grandezze differenti. Autofinanziamento aziendale e capitale proprio differiscono sul piano concettuale.

 

Per capitale proprio s’intende il capitale di cui è titolare un’azienda. Si compone dei conferimenti iniziali dei soci (capitale d’apporto), delle riserve obbligatorie e non obbligatorie (capitale di risparmio). Durante l’attività economica d’impresa il capitale proprio può aumentare grazie all’accantonamento di una parte degli utili di esercizio.

 

Il capitale proprio rappresenta una forma di finanziamento interna che consente di ricorrere alle risorse “proprietarie” per fronteggiare debiti e spese aziendali. In alcuni casi, il ricorso al capitale proprio è obbligatorio, piuttosto che facoltativo, per evitare l’accesso a forme di credito gravate da interessi. In altre situazioni è da valutare attentamente perché il suo utilizzo ne comporta la riduzione.

 

L’autofinanziamento aziendale non corrisponde quindi alla somma di capitale d’apporto e capitale di risparmio: indica piuttosto l’insieme dei flussi finanziari derivanti dalla gestione degli utili di esercizio che consentono di sostenere economicamente l’azienda. Attraverso tali flussi è quindi possibile garantire la copertura economica degli impieghi nel bilancio. Il capitale proprio resta intatto.

 

Mediante l’autofinanziamento l’impresa gestisce i costi aziendali con gli utili di esercizio e può arrivare a coprire i debiti di finanziamento e i debiti commerciali direttamente con i guadagni. Per questo motivo l’autofinanziamento, oltre a non intaccare il capitale proprio, riduce il capitale di debito. Il vantaggio è quello di evitare il ricorso a prestiti bancari che impongono interessi e condizionano gli equilibri finanziari dell’azienda.

 

 

Come si calcola l’autofinanziamento?

 

 

La formula dell’autofinanziamento aziendale è la seguente:

 

  • Autofinanziamento = Reddito netto d’esercizio + costi non monetari* - ricavi non monetari**

 

Tra i costi non monetari* figurano generalmente gli ammortamenti, gli accantonamenti, le svalutazioni e voci simili. Tra i ricavi non monetari** sono incluse le rivalutazioni, le plusvalenze non realizzate e voci analoghe.

 

Il calcolo dell’autofinanziamento è importante perché misura la capacità aziendale di provvedere autonomamente alla copertura di una parte del proprio fabbisogno finanziario. Tale calcolo si basa sull’analisi corretta del rendiconto finanziario. Altrettanto importante è il monitoraggio dei flussi di cassa.

 

 

I flussi di cassa dall’autofinanziamento aziendale

 

 

Considerando l’autofinanziamento come l’attitudine aziendale di affrontare economicamente i propri investimenti, è evidente che la liquidità, ossia i flussi di cassa (cash flow), rappresentino un valore importante da tenere in considerazione, che registra i movimenti di denaro in entrata e in uscita. Non indica quindi componenti di reddito ma i livelli di liquidità aziendale.

 

Tale liquidità è strategica per la gestione di qualunque finanziamento che presupponga l’utilizzo di un cash flow: flussi di cassa pronti disponibili, indipendentemente dagli utili di esercizio maturati ma non ancora incassati. Si tratta di una situazione che comporta un leggero distacco tra il valore degli utili generati e le quantità di denaro effettivamente disponibile.

 

 

Conclusioni

 

 

L’autofinanziamento è in definitiva la modalità interna finalizzata ad ottenere, attraverso gli utili di esercizio, il fabbisogno finanziario d’impresa per coprire i cosiddetti impieghi, tra i quali si annoverano anche, e soprattutto, le spese aziendali: affitto degli immobili, materie prime, buste paga dei dipendenti e così via.

 

Se le modalità di autofinanziamento interno richiedono software di gestione dei flussi di cassa, altrettanto importanti sono i gestionali legati alle buste paga dei dipendenti e alle spese che questi ultimi generano nello svolgimento della propria attività professionale, specialmente in trasferta.

 

Mooncard opera esattamente in questo segmento: per semplificare l’amministrazione e il monitoraggio delle spese di viaggio, vitto e alloggio destinate ai professionisti. La soluzione è quella delle prepagate nominali corporate.

 

Ogni card viene assegnata al dipendente in trasferta che la utilizza per sostenere costi lavorativi senza anticipare alcuna somma di denaro. Dopo ogni pagamento, il professionista è tenuto semplicemente a fotografare il giustificativo fiscale con il proprio smartphone: l’app Mooncard compila automaticamente la nota spese e la invia in contabilità. Tutto è semplice, veloce, sicuro e integrato. Bastano pochi click.

 

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Per concludere: 3 punti chiave da ricordare 

  • Per autofinanziamento aziendale si intende la forma di finanziamento interna che utilizza gli utili di esercizio per coprire gli investimenti d’impresa. Permette di adempiere al fabbisogno finanziario aziendale per coprire gli impieghi.
  • L’autofinanziamento non corrisponde mai al capitale proprio (capitale d’apporto + capitale di risparmio): indica invece l’insieme dei flussi finanziari derivanti dalla gestione degli utili di esercizio che consentono di sostenere economicamente l’azienda.
  • L’autofinanziamento si calcola come segue: Reddito netto d’esercizio + Costi non monetari - ricavi non monetari. Inoltre, è opportuno distinguere tra autofinanziamento in senso stretto e in senso ampio. Il primo riguarda gli utili portati a nuovo; il secondo è uguale a: Utili portati a nuovo + Fondi di riserva + altri Costi irrilevanti.
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Valerio Gay

Valerio Gay

Valerio Gay ha acquisito un’ampia esperienza presso Weekendesk e Qonto. Attualmente Team Lead Account Manager per l’Italia a Mooncard, supporta i clienti nell’utilizzo della soluzione e facilita l’integrazione delle note spese all’interno contabilità aziendale. Appassionato di economia, contabilità e diritto, Valerio rimane aggiornato sulle ultime tendenze di mercato e regolamentazioni.